Un bel weekend (11 – 13 febbraio 2022) in camper, goduto in compagnia di amici che non incontravamo da tanto tempo: è stata una rinascita girare per le vie di Orvieto, assaporare il piacere di chiacchierare seduti per un caffè ad un tavolino al sole, scoprire le bellezze di questa storica cittadina, intrufolarsi per le antiche stradine ricche di archi e di palazzi d’epoca, mangiare qualcosa in fretta per non perdere la visita guidata, ridere di un nonnulla cercando un ricordo da portare a casa.
Orvieto alta è arroccata su una rupe di tufo, originata da detriti vulcanici, sospesa sulla valle del fiume Paglia, posizione che determinò scelte urbanistiche di notevole interesse.
Il centro storico è zona pedonale e, passeggiando in tranquillità e curiosando tra vicoli e negozi, si raggiunge l'ampia piazza dominata dal duomo, la Cattedrale dell'Assunta.
IL DUOMO
Coglie un'emozione profonda essere davanti ad un tale monumento dell'arte italiana dove architettura, scultura e pittura si fondono mirabilmente nonostante sia il risultato di lavori costruttivi durati secoli: un puzzle di immagini e di scene dal Vecchio e Nuovo testamento, e del Giudizio finale, un’armonia di mosaici dorati circondati e racchiusi in un merletto marmoreo e di sculture di finissima fattura. Un vero capolavoro di stile gotico-romanico.
Il Duomo.
Dedicato a Santa Maria Assunta è il simbolo della città ed una delle più belle Cattedrali d'Italia e del mondo.
L'inizio dei lavori per la costruzione viene datata nel 1290 e terminato alla fine del XVI secolo, progettato originariamente in forme romaniche evolutesi poi in un raffinato stile goticheggiante, determinato anche dal prolungarsi del cantiere sotto la direzione di diversi architetti.
Da notare il magnifico rosone centrale di Andrea di Cione, noto come Orcagna.
L'interno è altrettanto ricco di sculture ed affreschi.
All'inizio della navata sinistra, un'imponente acquasantiera e sulla parete, una dolcissima Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano, con una prospettiva che dà il senso della profondità come di un sentimento di amore materno; nella zona absidale, c'è un emozionante gruppo marmoreo della Pietà, scolpito da Ippolito Scalza, poi, sull'altare maggiore le statue dell'Annunciazione di Francesco Mochi, un capolavoro della scultura del Seicento che rappresenta l'Angelo Annunciante (1603) e la Vergine Annunciata (1608).
L'interno è caratterizzato da un paramento bicolore a bande orizzontali di tradizione romanica. Le tre lunghe navate sono divise da imponenti colonne cilindriche con archi a tutto sesto che giungono sino alla zona presbiteriale.
In corrispondenza delle colonne della navata centrale sono collocate 12 statue, realizzate fra la seconda metà del '500 e il '600, e rappresentanti i dodici Apostoli.
Madonna col bambino.
Nella navata di sinistra, affresco di Gentile da Fabriano, databile 1425.
La Pietà (o Deposizione) è un gruppo marmoreo realizzato da Ippolito Scalza nella seconda metà del XVI secolo.
Scolpita da un unico blocco di marmo, si compone di quattro figure: il Cristo, esamine, adagiato sul grembo della Vergine Maria, Nicodemo con il volto chino verso la figura di Gesù, mentre con una mano regge la scala e il martello e nell'altra stringe le pinze (elementi che richiamano la Crocifissione), e infine, la Maddalena inginocchiata con il volto poggiato sulla mano di Cristo.
L'Annunciazione è un gruppo scultoreo, costituito da due statue. San Gabriele arcangelo annunciante.
È colto nel momento in cui sta scendendo dal cielo, appoggiato su una nuvola che lo sorregge, dando così anche una dimensione spaziale alla scena. Il panneggio è turbinosamente mosso dal volo, mentre con il braccio sinistro indica in alto, quindi Dio.
Madonna annunciata.
Non è un'ascoltatrice paziente del messaggio divino, ma viene colta in piedi, appena alzata dalla sedia, che è ancora in bilico e alla quale rimane impigliato l'abito, con il libro di preghiere stretto al seno come protezione, e con le gambe rivolte nel senso opposto di san Gabriele arcangelo.
LA CAPPELLA DEL CORPORALE
Nel transetto sinistro, chiusa da una cancellata in ferro battuto, si trova la Cappella del Corporale che conserva, in un prezioso reliquario d'argento decorato con smalto traslucido, il sacro lino (cioè, il corporale) del miracolo di Bolsena che sarebbe avvenuto nel 1263 nell'omonima cittadina.
Si narra che un sacerdote di origine boema, dubbioso sulla reale presenza di Cristo nell'Ostia consacrata, mentre celebrava la santa messa, al momento della consacrazione, vedesse l'ostia sanguinare e alcune gocce di sangue bagnare il corporale. Accertato il miracolo di persona, Papa Urbano IV promulgò la Bolla "Transiturus de hoc mundo" con cui istituiva, per tutta la Chiesa, la Solennità del Corpus Domini.
La Cappella del Corporale conserva, dentro il Reliquiario del Corporale, la teca in vetro che contiene il telo di lino originale insanguinato.
LA CAPPELLA DI SAN BRIZIO
Nel transetto destro, si erge la Cappella della Madonna di San Brizio (o Cappella Nova), dove si trova uno dei maggiori cicli pittorici del Rinascimento avviato da Beato Angelico e terminato da Luca Signorelli (Cortona, 1499-1504).
Il "Giudizio universale" è un capolavoro del pittore cortonese, in un alternarsi di scene apocalittiche e di redenzione.
Il tema e le raffigurazioni create dal Signorelli furono di ispirazione per Michelangelo nella realizzazione degli affreschi della celebre Cappella Sistina.
L'Anticristo è rappresentato sopra un podio, in primo piano, in atto di tenere un discorso, mentre un demone, alle spalle, gli detta precisi ordini all’orecchio.
È attorniato da molta gente.
Nella zona a sinistra una giovane donna sta ricevendo soldi dopo essersi prostituita con un anziano mercante.
Più sotto, verso destra, un gruppetto di religiosi, dopo aver consultato le Scritture, scoprono l'inganno del falso personaggio e si stringono in preghiera.
La fine del mondo.
Una pioggia di fuoco si abbatte sulle popolazioni in fuga.
In primo piano, la raffigurazione di sette giovani, vestiti con abiti smaglianti – alcuni morti, altri in piedi ma già colpiti ed uccisi, o nell'atto di soccombere, seguiti da due donne con figlioletti in braccio ed un gruppo di persone.
"Gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra" (Luca 21, 25-26).
La risurrezione della carne.
Due angeli sulle nubi, sotto un cielo dorato, danno fiato alle trombe che annunciano il risveglio e la risurrezione universale dei morti.
In basso, i corpi risorgono dalla nuda terra, nelle sembianze dei maschi muscolosi e delle morbide forme femminili.
La piena riunificazione dell'anima con il corpo è attestata dall'ombra che i risorti proiettano sul terreno. Tutti i risorti hanno la medesima età giovanile, la stessa vigoria, l'armonia della perfezione dei corpi liberatisi da malattie e imperfezioni.
Gli eletti.
Una folla di risorti apprende la notizia della propria salvezza e reagisce con timore, meraviglia, sollievo, gioia.
Un'orchestra di angeli seduti sulle nuvole accorda gli strumenti musicali e suona inni di gioia.
In basso un gruppo di angeli incorona i beati.
I dannati.
Dopo il giudizio di condanna, i diavoli si avventano sui dannati per precipitarli all'inferno, mentre tre giganteschi arcangeli, rivestiti dalle loro armature militari, e armati di spade, controllano il corretto smistamento.
Un demonio in volo conduce sulle spalle una dannata al suo destino. Gli altri due scaraventano i corpi dei dannati verso l'inferno.
La scena in basso raffigura le sevizie dei diavoli a danno dei reprobi.
MUSEO OPERA DEL DUOMO
Affiancati alla cattedrale, sono visitabili i Palazzi Papali, realizzati in periodo medioevale per accogliere, all'occorrenza, i pontefici, e attualmente ospitano le collezioni del Museo dell'Opera del Duomo: una raccolta di dipinti murali, statue e mosaici di varie epoche, due polittici di Simone Martini e la Maddalena di Luca Signorelli, oltre all'interessante sala delle Sinopie, cioè i dipinti preparatori per la Cappella del Corporale.
Museo Opera del Duomo.
In primo piano:
Simone Martini – Madonna con Gesù bambino – 1323/1324.
In fondo:
Luca Signorelli – Santa Maria Maddalena – 1500/1510.
Monumento Papa Giovanni XXIII
L’adiacente Palazzo Soliano, costruito su sollecitazione di Bonifacio VIII, attualmente accoglie la collezione del Museo di Emilio Greco, che l'artista donò alla città di Orvieto a cui era legato per aver scolpito le porte bronzee della cattedrale, rifacimento datato 1964.
Famoso è il calco in gesso del Monumento al papa Giovanni XXIII.
ORVIETO UNDERGROUND
La visita alle grotte della "Città sotterranea" ci accosta ad un altro aspetto dell'ingegno umano.
Un'esperienza che fa conoscere la città attraverso una prospettiva diversa, in quanto l'ingegno e la laboriosità dell'uomo sono state impegnate per il bene comune.
Sono numerose le grotte scavate a partire dall'epoca etrusca, al fine di raggiungere le pozze d'acqua sotterranee, in quanto, considerata la struttura rupestre di Orvieto, era fondamentale assicurarsi acqua e vie alternative in caso di assedio nemico.
La natura friabile del terreno consentì ai cittadini di creare, sottoterra, pozzi, cave e cunicoli, cantine e spazi adibiti allo svolgimento delle attività lavorative, quali fornaci e frantoi, vasche per la raccolta dell'acqua e molte colombaie dotate di un'apertura sull'esterno per consentire ai piccioni di volare fuori in cerca di cibo.
Il Frantoio di Santa Chiara, con le macchine in basalto e le vasche per la raccolta della sansa, utilizzate almeno fino alla fine del XVII secolo.
La Colombaia.
Fitte aperture regolari, allineate su più livelli erano destinate all'allevamento di colombi a scopo alimentare fin dal Medioevo.
POZZO DI SAN PATRIZIO
Non è da meno, il famoso Pozzo di San Patrizio, un'esemplare testimonianza di ingegneria: voluto da papa Clemente VII, rifugiatosi ad Orvieto a seguito del sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi (1527) per assicurare alla cittadinanza la disponibilità d'acqua per tutto l'anno.
Il nome è legato alla leggenda del famoso santo irlandese che era custode di una caverna senza fondo.
Il Pozzo di San Patrizio.
Progettato da Antonio da Sangallo, scavato nel tufo, è profondo 62 metri e raggiunge l'acqua sotto la rupe su cui il borgo è costruito.
Illuminato da 72 arcate, ha due scale elicoidali gemelle (ognuna di 258 gradini), una per la discesa e una per la risalita: questa astuzia costruttiva consentiva ai muli da soma di andar su e giù senza intralcio per le operazioni di carico dell'acqua.
Nei pressi del pozzo, è visitabile la Fortezza dell'Albornoz, che, oggi, ospita i giardini pubblici, da dove è possibile ammirare una straordinaria vista sulla valle circostante.
Ritorniamo all'area di sosta con la gioia di aver passato un weekend davvero interessante.
Punto sosta camper
Area Sosta Camper Orvieto
Via della Direttissima
Orvieto Scalo (TR)
A pochi metri dalla funicolare per il centro
Cell. 338 6843153
Tel. 0763300161
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