Il giorno 11 marzo 2021, alle ore 21,00, si è svolto un webinar, organizzato dal Club Gruppo Campeggiatori Itineranti di Nova Milanese, e presieduto dal Presidente Massimo Tritto, avente per oggetto:
"La Napoli antica - storia, curiosità e segreti dei Decumani"
Relatore: prof. Pio Rotondo.
LA NAPOLI ANTICA
STORIA, CURIOSITÀ E SEGRETI DEI DECUMANI
di Pio Rotondo
2 - Decumano Maggiore
Piazza Bellini
Santa Maria Anime del Purgatorio ad Arco
Piazza San Gaetano
Basilica San Lorenzo Maggiore
Neapolis sotterata
Napoli soterranea
Obelisco di San Gennaro
Pio Monte di Misericordia
Dei tre decumani di Napoli, quello Maggiore, o Centrale, risulta essere più grande rispetto agli altri due, e costituisce oggi una delle principali strade della Napoli antica. Ospita, infatti, tanti monumenti e punti d'interesse storici e artistici.
Il percorso corrisponde all'odierna via dei Tribunali che parte da Piazza Bellini ed arriva a Castel Capuano.
Piazza Bellini
Piazza Bellini è una delle zone più frequentate del centro storico di Napoli per la presenza, nelle vicinanze, di diverse sedi universitarie, e punto nevralgico della movida partenopea per la notevole quantità di bar e locali che vi si affacciano.
La piazza prende il nome dal compositore Vincenzo Bellini che studiò al Conservatorio di Napoli "San Pietro a Majella", ed è dominata da una statua a lui dedicata.
Le Mura Greche.
In piazza Bellini è anche possibile ammirare le mura dell'antica Neapolis greca che correvano lungo via Costantinopoli. Un sistema di fortificazioni in blocco di tufo risalente alla seconda metà del IV secolo a.C.
Scoperte per caso, durante degli scavi eseguiti nel 1954, sono situate 3 metri sotto l'attuale assetto stradale.
Santa Maria Anime del Purgatorio ad Arco
Anime sante, anime purganti,
io so' sola e vuje site tante.
Andate avanti al mio Signore
e raccontateci tutti i miei dolori.
Il concilio di Trento (1545-1563), Concilio ecumenico della Chiesa cattolica, fu convocato per reagire alla diffusione della riforma protestante di Martin Lutero in Europa.
Il Concilio, tra l'altro, ribadì l'autorità del pontefice e della dottrina cattolica, la validità dei sette sacramenti e delle indulgenze, e l'esistenza del Purgatorio.
La nuova chiesa controriformata propose la cura delle anime dei defunti come una delle principali pratiche religiose per stabilire, attraverso preghiere e messe in suffragio, un legame liturgico tra vivi e trapassati. I vivi, come mezzo per espiare i peccati terreni, si preoccupavano di favorire l'ascesa delle anime in Paradiso e di assicurare loro il refrigerio dalle fiamme del Purgatorio durante il periodo di tribolazione.
La Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco.
In stile barocco, presenta elementi decorativi legati all'incombenza della morte e al tema del Purgatorio. Ossa e teschi sono presenti sia all'esterno, sulla facciata, che all'interno della chiesa.
La Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco sorse per desiderio di una congregazione nobiliare laica nel 1604, che raccoglieva fondi per aiutare le persone più bisognose, ossia per garantire messe a suffragio e sepolture per i loro defunti.
La chiesa fu dedicata alla "Vergine Maria", che non abbandona mai i suoi figli, e alle "anime del Purgatorio", che tanto sperano dalle preghiere dei vivi per poter ascendere alla luce del Paradiso, e fu chiamata "ad Arco" per la presenza di un arco, successivamente abbattuto, posto nelle vicinanze.
La Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco è detta anche "de' 'e cape 'e morte", perché davanti alla facciata, su quattro colonnine in piperno, ci sono inquietanti teschi che poggiano i denti dell'arcata superiore su tibie messe lì in croce. I teschi sono in bronzo, e sono diventati lisci e lucidi per le carezze fatte quotidianamente dai passanti in segno di venerazione.
Il complesso è strutturato su due livelli. La chiesa, posta nella parte superiore, rappresenta il mondo dei vivi; mentre l'ipogeo, nella parte inferiore, quello dei morti.
La Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco - Parte superiore.
La parte superiore si compone di una navata, tutto nel sontuoso stile barocco napoletano, ma con decorazioni che comunque rimandano al tema del Purgatorio.
Sull'Altare maggiore una tela di Massimo Stanzione che raffigura "La Madonna delle anime purganti" (1638-1642).
La Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco - Parte inferiore.
La parte inferiore, o ipogeo, si presenta decisamente spoglio rispetto alla chiesa superiore, con al centro solo una tomba anonima circondata da catene nere chiuse dalla solita decorazione di un teschio.
Attraverso un corridoio laterale si accede ad una stanza: la "terra santa", come venivano chiamati i luoghi di sepoltura all'interno delle chiese.
Il culto delle anime "Pezzentelle"
Napoli è da sempre una città che ha un rapporto peculiare con la morte, e in particolare con le anime del Purgatorio e il loro culto. I luoghi emblema di questo speciale rapporto sono il Cimitero delle Fontanelle, nel rione Sanità, e la Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco, in via dei Tribunali.
In questi luoghi, i fedeli hanno stretto un singolare legame con i resti mortali creando un culto ai limiti del pagano e del superstizioso: il culto delle anime "pezzentelle".
Secondo la tradizione popolare il termine "pezzentelle" sarebbe sinonimo di "povere" e starebbe a indicare quindi le anime di quelle persone che a causa della loro condizione sociale o di eventi luttuosi (come le epidemie di peste prima, e di colera poi,) non hanno ricevuto la debita sepoltura cristiana.
Non tutti sono d'accordo con questa interpretazione. Secondo altri, "pezzentelle" deriverebbe invece dal latino "petere": "cercare", "chiedere", "supplicare". Le anime pezzentelle chiedono ai vivi di abbreviare la loro permanenza in purgatorio e assicurare refrigerio dalle fiamme dell'oltretomba (in napoletano: "refrisco" cioè alleviamento della pena).
Bisogna comprendere che nel '600, in questi luoghi, venivano riposti i corpi di numerosi defunti senza nome, coloro che per le difficoltà del periodo storico, caratterizzato da povertà e peste, non potevano disporre di una degna sepoltura. Queste anime sole, anime di sconosciuti, sarebbero rimaste abbandonate a sé stesse e non avrebbero beneficiato delle preghiere di nessun caro per la propria salvezza eterna, senza la nascita del culto delle loro ossa.
Ciò fa comprendere quanto la devozione verso i morti e la religiosità fossero una trama importantissima e fondamentale del tessuto sociale.
La pratica consisteva nell'adottare un teschio, ovvero prendere un cranio ("capuzzella") da uno dei tanti morti qui seppelliti, ripulirlo, porlo in un altarino e pregare per lui così da agevolargli il passaggio dal Purgatorio alla Salvezza.
Quando l'anima era ormai salva, avrebbe aiutato coloro che con le loro preghiere l'avevano salvata, esaudendo le loro richieste.
Questo culto, non ufficiale e dunque mai riconosciuto, fu avallato dalla Chiesa poiché consentiva di raccogliere offerte ed elargizioni, ma nel 1969, l'allora Arcivescovo di Napoli, Cardinale Corrado Ursi, lo vietò, bollandolo come rito pagano e superstizioso.
Piazza San Gaetano
Piazza San Gaetano si trova alla confluenza di via dei Tribunali (Decumano maggiore) con via San Gregorio Armeno (La via dei Presepi).
In questo posto il vecchio Decumano maggiore si allargava, e quest'area venne destinata prima all'agorà greca, la piazza principale della città, e poi al foro d'epoca romana. Nel periodo angioino fu utilizzata per lo svolgimento delle funzioni dei sedili, cioè istituzioni amministrative che si riunivano nella Chiesa di San Lorenzo Maggiore per cercare di raggiungere il bene comune della città.
Al centro della piazza si erge la statua di San Gaetano da Thiene, mentre ai suoi margini sono situati due edifici religiosi, la Basilica di San Paolo Maggiore e la Basilica di San Lorenzo Maggiore.
La statua di San Gaetano.
Realizzata in metallo nel 1664 ad opera di Cosimo Fanzago, è collocata nella piazza su un basamento marmoreo del XVII secolo. Il Santo è rappresentato intento e rivolgere le braccia verso i fedeli.
Il monumento fu edificato come ex voto per aver il Santo salvato la Città da una lunga e terribile pestilenza che infierì sulla popolazione nel 1656.
La Basilica di San Paolo Maggiore.
Situata in piazza San Gaetano, fu elevata a Basilica minore da papa Pio XII nel 1951.
Fu costruita tra l'VIII e il IX secolo sulle rovine di un preesistente tempio dei Dioscuri (Castore e Polluce, gemelli figli di Zeus).
Delle colonne originarie, di ordine corinzio e alte 11 metri, due ancora oggi campeggiano sulla facciata con i relativi architravi.
All'interno è custodita la tomba di San Gaetano.
Nell piazza, posti uni di fronte all'altro vi sono gli ingressi dei due percorsi attraverso i quali è possibile esplorare il sottosuolo della città: "Napoli Sotterranea" e gli scavi archeologici di San Lorenzo: "Neapolis sotterrata".
Basilica San Lorenzo Maggiore
Storicamente ed artisticamente è uno dei complessi monumentali più rilevanti della città, testimonianza della sua rinascita sotto gli Angioini.
La basilica risulta un misto di stile gotico francese e francescano.
A partire dal XVI secolo la basilica è stata oggetto di numerosi rimaneggiamenti dovuti anche ai danni dei terremoti o ai fatti storici che colpirono la città ed il convento, inoltre, dal XVI secolo vennero aggiunte opere in stile barocco a coprire l'aspetto originario.
Dal 1882 fino al XX secolo, i numerosi restauri che si sono succeduti, hanno provveduto ad eliminare le aggiunte barocche, ad eccezione della facciata e della controfacciata.
La Basilica di San Lorenzo Maggiore.
L'altare maggiore, del 1500, in marmo, pone al centro la statua di San Lorenzo, il martire a cui è dedicata la chiesa, a destra San Francesco ed a sinistra Sant'Antonio.
All'interno trovano inoltre sepoltura diverse illustri personalità della storia napoletana.
A destra dell'Altare Maggiore si trova la tomba di Caterina d'Austria, duchessa di Calabria, moglie di Carlo d’Angiò, figlio di re Roberto il Saggio. Una delle prime opere napoletane di Tino da Camaino.
San Lorenzo Maggiore. La Torre campanaria.
Sulla destra della Basilica la Torre campanaria del convento, terminata nel 1507.
Di forma quadrata e a quattro piani, è stata teatro di tutti i moti rivoluzionari che si ebbero in epoca vicereale: nel 1547 il campanile fu posto sotto assedio dal popolo nella rivolta contro il viceré spagnolo Pedro de Toledo, scoppiata dopo che quest'ultimo aveva promulgato un editto con cui istituiva l'ufficio dell'Inquisizione. Altri eventi si ebbero poi anche nel secolo successivo, come nel 1647 quando i seguaci di Masaniello presero d'assalto la torre utilizzandola come avamposto di artiglieria contro gli spagnoli. Infine, fu nuovamente occupata durante la congiura di Macchia, nel 1701, quando la nobiltà napoletana tentò, senza successo, di rovesciare il governo vicereale dopo la morte di Carlo II di Spagna.
Adiacente al campanile vi è il convento di San Lorenzo, le cui sale ospitano il museo dell'Opera omonimo. Sopra l'ingresso del convento sono posti gli stemmi della città e dei sedili cittadini.
"Io…. mi ritrovai in un grazioso e bel tempio in Partenope…; e quivi con canto pieno di dolce melodia ascoltava l'uficio che in tale giorno si canta… . Ove io dimorando…. apparve agli occhi miei la mirabile bellezza della prescritta giovane venuta in quel luogo a udire quello ch'io attentamente udiva."
Giovanni Boccaccio - Filocolo
Uomini insigni hanno frequentato questo complesso: Francesco Petrarca fu ospite dei frati nel convento di San Lorenzo e condivise con loro la spaventosa notte del maremoto del 25 novembre 1343, e Giovanni Boccaccio, il Sabato Santo del 1336, vi conobbe la sua amata Fiammetta, al secolo Maria d'Aquino, figlia illegittima del re di Napoli Roberto d'Angiò, l'amore della sua vita, tanto decantata nelle sue opere.
Neapolis Sotterrata
Oltre agli ambienti che ospitano il museo dell'Opera, il convento mostra anche alcune sale che conservano ancora l'aspetto originario, come la sala Capitolare e quella Sisto V, entrambe accessibili dal chiostro monumentale.
San Lorenzo Maggiore - Il Chiostro.
Non è interno alla Basilica, ma ad essa adiacente.
È di origine gotica, ma la versione che esiste oggi è di epoca settecentesca, realizzata sui resti del "macellum" romano e caratterizzata al centro da un pozzo in marmo e piperno sormontata dalla statua di San Lorenzo, opera dello scultore Cosimo Fanzago.
Dal chiostro si accede agli scavi archeologici della basilica.
San Lorenzo Maggiore - Sala Capitolare.
La sala è ricoperta con sei volte a crociera sostenute da due grandi colonne romane in granito.
Aveva la funzione essere il luogo di riunioni dei frati, ma accolse anche le assemblee cittadine degli Eletti o rappresentanti dei Sedili della città.
Su una parete si trova l'Albero francescano, un albero genealogico di Papi, Santi, Cardinali e Dottori dell'Ordine francescano, i cui ritratti sono rappresentati entro ovali.
San Lorenzo Maggiore - Sala Sisto V.
Lunga m. 43,60 e larga m. 9,80, era l'antico Refettorio del convento.
La sala prende il nome da Felice Peretti, divenuto papa col nome di Sisto V, che nella Basilica di San Lorenzo Maggiore fu consacrato vescovo di Sant'Agata dei Goti.
Gli affreschi della volta rappresentano Le Sette Virtù Reali, circondate da Quattro Virtù Minori; ciò stava a significare che era meritevole di governare il regno solo chi faceva sue queste virtù.
Dal Chiostro seicentesco della Basilica di San Lorenzo Maggiore si accede alla sua parte sotterranea, dove 10 metri sottoterra si nasconde un'area archeologica di grande importanza.
La zona archeologica corrisponde al cuore della città antica che dava vita all'Agorà greca, e, successivamente al Foro romano.
Scavi archeologici di San Lorenzo - Macellum.
L'antico mercato romano databile al I secolo d.C.
È una passeggiata tra i vicoli delle antiche botteghe della città di Napoli. Tra queste, l'Erario, il luogo dove veniva custodito il tesoro cittadino, ed una fullonica, dove si lavavano i vestiti, ma venivano anche tinti, sempre con l'utilizzo dell'urina che era usata sia per sgrassare i panni che per fissare i colori per i tessuti.
Scavi archeologici di San Lorenzo - Criptoportico.
Superate le botteghe si arriva al Criptoportico (portico coperto). È un'altra sezione del Macellum. Una sezione con una serie di botteghe e un forno, molto ben conservato.
Sembrerebbe che da questo forno venisse sfornata una pietanza chiamata Plakous: un disco fatto di farina condito con ortaggi, e soprattutto con il basilico. Se non è l'antenato della pizza poco ci manca.
Napoli Sotterranea
Napoli sotterranea. Ingresso.
Nell piazza San Gaetano, poco lontano dal Complesso di San Lorenzo Maggiore, si trova l'ingresso di un altro percorso attraverso il quale è possibile esplorare il sottosuolo della città: "Napoli Sotterranea".
Per la visita alla Napoli sotterranea occorre scendere i previsti 136 gradini, e si arriva a 40 metri sottoterra e indietro nel tempo di oltre 2.400 anni.
Si possono ammirare i resti dell'antico acquedotto greco-romano e i rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, il Museo della Guerra e gli Orti Ipogei, orti coltivati nelle viscere della terra.
Obelisco di San Gennaro
Guglia di San Gennaro.
L'obelisco di San Gennaro, meglio conosciuto come Guglia di San Gennaro, è il più antico di Napoli, e si trova su via Tribunali in piazzetta Riario Sforza, nel luogo dove in epoca romana c'era un Tempio, probabilmente quello di Giove o di Nettuno, tra la Real Cappella del Tesoro di San Gennaro e il Pio Monte della Misericordia.
È un'opera barocca, alta 24 metri, costruita dallo scultore Cosimo Fanzago, padre del Barocco napoletano, con in cima la statua bronzea di San Gennaro.
Il monumento fu commissionato al Fanzago dalla "Deputazione del Tesoro di San Gennaro", organo rappresentativo del popolo napoletano che oggi, come allora, tutela la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro, come ringraziamento al Santo per il "miracoloso" salvataggio della città avvenuto durante l'eruzione del Vesuvio del 1631, una delle più violente della sua storia. Una eruzione che provocò la parziale distruzione del cono vesuviano e fece abbassare il vulcano di oltre 450 metri.
Secondo una antica leggenda, proprio nell'attuale piazza Sisto Riario Sforza, ove ora si trova l'Obelisco, si ergeva un magnifico cavallo di bronzo, sfrenato e dall'aspetto furente, che divenne presto il simbolo dell'indomabilità del popolo napoletano, e che si credeva realizzato dal vate Virgilio, conosciuto a Napoli non solo come illustre poeta, ma anche come mago.
"Quando un morbo fierissimo invase la razza dei cavalli, Virgilio fece fondere un grande cavallo di bronzo, gli trasfuse il suo magico potere e ogni cavallo condotto a fare tre giri, intorno a quello di bronzo, era immancabilmente guarito".
Matilde Serao
Si narra che l'opera equestre fosse capace di guarire i cavalli infermi che gli giravano tre volte intorno, attirando di conseguenza le ire e le imprecazioni dei maniscalchi della città, i quali, indispettiti dalle virtù del cavallo, una notte gli perforarono il ventre, per cui la statua perse le sue facoltà.
In realtà, l'Arcivescovo di Napoli, Matteo Filomarino, infastidito che il popolo chiedeva più grazie al cavallo che al vicino San Gennaro, lo fece fondere, salvando però la testa, e il metallo ottenuto, nel 1322, fu riconvertito nel bronzo delle campane del Duomo di Napoli.
Pio Monte della Misericordia
Il Pio Monte della Misericordia è un'Istituzione fondata nel 1602 da sette nobili napoletani che, consapevoli delle necessità di una popolazione bisognosa di aiuto e di solidarietà, decisero di devolvere parte dei propri averi ed il proprio impegno alle opere di carità, secondo il precetto evangelico delle sette "opere di misericordia corporale":
nutrire gli affamati,
ristorare gli assetati,
vestire gli ignudi,
seppellire i morti,
alloggiare i pellegrini,
confortare gli infermi,
visitare i carcerati.
La sede dell'associazione dichiara queste finalità già nelle sue caratteristiche architettoniche: il portico, abbastanza raro all'esterno negli edifici napoletani, era per dare un riparo a chi veniva per ricevere aiuto.
La Cappella del Pio Monte di Misericordia.
La pianta ottagonale di questa chiesa, in stile barocco, è studiata in modo tale da avere un altare per ogni attività assistenziale.
Sugli altari laterali ci sono ottime tele di artisti napoletani del '600, come Luca Giordano e Battistello Caracciolo, ma l'attenzione viene subito catturata dal capolavoro che troneggia sull'altare maggiore dal titolo: "Le Sette opere di Misericordia", dipinto da Caravaggio.
Michelangelo Merisi detto Caravaggio La Sette Opere di Misericordia
Napoli - Pio Monte di Misericordia
Dove sostare col Camper
A Napoli
I.P.M. Parcheggio Sosta Camper
Parcheggio con piazzole per camper
Viale Colli Aminei, 27
Napoli
Tel.: 0817411111
Custodita - Aperta 24 ore su 24
Camper service
Autobus per il centro.
Sosta Camper Napoli Parco dei Camaldoli
Area sosta per camper
Via Guantai ad Orsolone
Parco Urbano dei Camaldoli
Napoli
Tel: 3683253136